venerdì 18 Ottobre 24

Melucci le tenta tutte, Lo Muzio vicepresidente della Provincia?

Il sindaco-presidente prova a far viaggiare lungo un doppio binario, nell’alveo dei due enti più rappresentativi del territorio, l’eterna crisi politica della sua maggioranza. E’ l’agonia agonizzante di ciò che si suole chiamare vincolo di rappresentanza

Il decreto di nomina per il ruolo di vicepresidente della Provincia è pronto da mesi. Dovrà solo essere firmato da Melucci. Il prescelto, il designato in pectore, colui che dovrebbe salire ai piani superiori del Palazzo d’epoca fascista, quello sito su via Anfiteatro, è il consigliere comunale Goffredo Lo Muzio. Il sindaco, il presidente della Provincia, l’uno e l’altro da sé che in questo caso divengono semplicemente l’uno e l’altro in sé, mandando in soffitta anni di studio e ricerca sul campo dell’antropologia culturale, si comporta come se i due enti più rappresentativi del territorio, Comune e Provincia, fossero l’uno camera di compensazione dell’altra. Una sorta di filiera istituzionale senza soluzione di continuità. Si apre una crisi al Comune, si avviano consultazioni all’ombra delle colonne doriche, si cerca di chiuderla con incarichi e promozioni elargiti altrove (sempre che, i prescelti, accettino). Dall’altra parte del Ponte Girevole. Anche grazie al riformismo senza riforme, alla modernità senza scienza politica, al progressismo alle vongole dell’ex ministro Delrio: il fautore del nuovo corso delle Province, molte chiacchiere e distintivo.

Le richieste sono tante; e la coperta diviene sempre più corta. Della serie: vuoi vedere la partita del Milan, io posso darti i biglietti per assistere alla gara della Juve. Se ti conviene è così, se vuoi cambi squadra del cuore, altrimenti ti arrangi. L’equilibrismo degli equilibristi, di Melucci&company, riesce meglio se può esplicitarsi lungo un doppio crinale. In bilico, si, ma su un paio di trapezi in luogo di uno. Più profittevole, alla fine, il sarto mortale che il salto mortale. Tagli qua, cuci là, senza il rischio di schiantarti. D’altronde, ognuno indossa l’abito istituzionale che possiede nell’armadio di casa.

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