Intervista all’onorevole Dem. Crisi amministrativa al Comune capoluogo, Giochi del Mediterraneo, Zes unica, il silenzio improvviso della destra locale sull’operato del sindaco, le presunte ingerenza baresi. Chiacchierata a tutto tondo
Onorevole Pagano, il suo partito non parteciperà questo pomeriggio alla riunione convocata dal sindaco Melucci con le altre forze del centrosinistra.
“Condivido la scelta operata dalla segreteria provinciale del Pd di non prendere parte all’incontro. Sono assolutamente d’accordo con quanto deciso dai dirigenti politici tarantini”.
Il pomo della discordia resta sempre Stellato e Italia Viva?
“Stellato deve rimanere all’opposizione, occupare i banchi della minoranza. Non lo dico io, non lo dice il Pd, ma gli elettori che hanno voluto relegarlo in quel ruolo non più tardi di un anno e mezzo fa. Melucci decida cosa vuol fare da grande, sciolga questo punto per noi dirimente, e poi ne riparliamo. Non mi sembra, però, che il sindaco abbia ancora preso una posizione chiara sull’argomento”.
Come giudica il comportamento di una larga fetta dell’opposizione consiliare? In sede di approvazione del Bilancio di Previsione, invece che votare contro il documento finanziario hanno deciso di astenersi.
“ Ho letto quello che lei ha scritto sull’argomento; la sua analisi è veritiera, oggettiva. Puntuale come sempre. Cosa vuole che le aggiunga, ognuno fa quel che vuole alla fine. E, con molta probabilità, per alcuni consiglieri di centrodestra l’aspettativa più importante è quella di fungere da stampella di Melucci”.
Questo atteggiamento, o aspettativa come la chiama lei, fa il paio con il silenzio di esponenti della destra tarantina sull’operato del sindaco. Da attaccarlo ogni giorno si è passati al mutismo più imbarazzante. Le indicazioni fornite da Fitto ai suoi hanno determinato un repentino cambio di passo?
“Anche su questo lei vede giusto. Ricordo l’onorevole Iaia intervenire, spesso più volte al giorno, contro il primo cittadino jonico. Adesso, invece, la sua comunicazione si è spenta. E’ come se si fosse d’incanto ritirata. Anestetizzata. Melucci è passato dall’essere il male assoluto a recitare il ruolo d’interlocutore credibile e collaborativo. Tutto questo, in una democrazia liberale, si suole chiamare con un solo nome: trasformismo. E la prassi trasformistica, chiunque la eserciti, da qualunque parte arrivi, allontana gli elettori dalle competizioni elettorali” .
Sull’ex Ilva, cosa si dovrebbe fare? Le assemblee dei soci si rinviano una dopo l’altra. Segno tangibile di un’assenza di proposte vere – e azioni tangibili – per l’immediato futuro.
“Quella fabbrica ha bisogno di liquidità: sei miliardi di euro per una prospettiva di medio e lungo periodo; un miliardo per l’immediato. Il privato ha lasciato chiaramente intendere che non vuole uscire un euro dalle proprie tasche. In campo resta, quindi, soltanto lo Stato. Servirà una nazionalizzazione a tempo; una volta risanata l’azienda, poi, andrà messa sul mercato”.
Si fanno i nomi di Arvedi e Marcegaglia per il dopo Mittal.
“Considerata l’importanza che la siderurgia riveste per l’economia nazionale, specie poi per un Paese manifatturiero come il nostro, mi piacerebbe che della nuova cordata potessero far parte anche imprenditori pugliesi. Si tratterebbe di un bel segnale per le vocazioni produttive dei nostri territori”.
E’ preoccupato per la concreta realizzazione dei Giochi del Mediterraneo nel 2026?
“Sui Giochi è andato in scena il più plateale dei ricatti politico-istituzionali mai visto all’opera”.
Cioè?
“Il comportamento del Ministro Fitto è sotto gli occhi di tutti, le sue scelte anche. I Giochi si terranno a Taranto perché il presidente Emiliano ebbe un’intuizione brillante a suo tempo. Emiliano, ripeto, e non Fitto o Melucci. Oggi, invece, si considera la Regione alla stregua di un ospite sgradito della manifestazione. Una sorta di aggiunta non necessaria. Tutto ciò oltre ad essere ingiusto, perpetra un falso storico. E poi come si fa a scegliere un direttore generale del Comitato, un formidabile atleta sia chiaro, senza però alcuna esperienza per un ruolo così importante e delicato. Si opera in assenza di una strategia, in balia degli eventi che di giorno in giorno si susseguono”.
La Zes unica per le otto Regione del Mezzogiorno la convince?
“Non mi convince affatto. Le strutture amministrative vanno dotate di capitale umano e risorse finanziarie, altrimenti parliamo di aria fritta. Di cattedrali nel deserto. Siamo passati da una dotazione economica di 2 miliardi e 200 milioni di euro per le singole Zes a poco più di un miliardo per la Zes Unica. E’ bene ricordare come, quelle del passato, rappresentavano appena l’1% del perimetro relativo all’attuale Zona Economica Speciale. Della serie: avevamo più risorse prima, quando eravamo piccoli, e meno oggi che si presume essere diventati grandi. Taranto, inoltre, grazie al ministro Fitto dal prossimo primo gennaio non avrà più la sua Zes. Per istruire le pratiche delle locali aziende bisognerà recarsi a Bari, rivolgersi ad un dirigente unico su base regionale”.
Lei crede, da barese, all’ingerenza barese sulle questioni afferenti la realtà tarantina?
“Non esiste alcuna ingerenza, Taranto è la priorità dell’agenda politico-istituzionale della Regione. Questa storia viene tirata fuori al bisogno, quando possa giustificare operazioni dalla dubbia moralità politica. C’è un accento campano che risuona a Palazzo di Città; più che ingerenza barese, Taranto rischia di restare soffocata da un’ingerenza napoletana…”.
Perche il centrosinistra sta incontrando tutte queste difficoltà nell’individuare il successore di Decaro?
“Perché nella Regione che ha inventato le Primarie non si vuole far ricorso alle Primarie. Ci siamo intestarditi in una discussione che rischia di arrovellarci oltremodo. Che penalizza la coalizione e restituisce un’immagine di preoccupante divisione all’esterno. Ritengo tutto questo inconcepibile. Una sorta di masochismo non richiesto”.
Se Melucci le chiedesse un consiglio, cosa gli direbbe?
“Gli direi di rivedere tutte le sue decisioni degli ultimi tre mesi. E di avere maggiore riconoscenza e generosità verso quegli uomini e quelle donne che hanno permesso a lui di essere lì dov’è oggi”.