venerdì 18 Ottobre 24

Puglia, denatalità: bocciata la proposta di contributo della Lega

Non passa l’emendamento sostenuto dal centro-destra che prevedeva un contributo economico di 5mila euro per ogni nuovo nato; Laricchia (M5S): “Necessario sostegno alla donna”

L’emendamento sottoscritto dal Gruppo regionale della Lega e sostenuto da tutto il centro-destra, non è passato oggi nella seduta del Consiglio regionale pugliese.
 “Ogni anno è come se la regione Puglia perdesse un comune di circa 20.000 abitanti: questo infatti è il saldo negativo fra nuovi nati e deceduti – scrive il gruppo regionale – Siamo di fronte a un allarmante impoverimento demografico. Abbiamo un’importante responsabilità sociale. Non possiamo rimanere indifferenti. Pertanto la Lega, in accordo con il centro-destra, ha presentato un emendamento a sostegno della natalità col quale si chiedeva per le donne residenti in Puglia un contributo di 5 mila euro per ogni bambino nato. Solo chi è in malafede, infatti, finge di non conoscere  le misure previste nella L.194   a  sostegno delle donne in difficoltà  economica. Abbiamo il merito di aver introdotto in Consiglio Regionale un tema fondamentale trattato fino ad oggi con superficialità e ipocrisia dalla maggioranza di centrosinistra”.

“È stato importante aprire in Consiglio regionale un dibattito sulla natalità e sul sostegno alle donne in gravidanza- ha dichiarato la consigliera del M5S, Antonella Laricchia, a margine della seduta del consiglio regionale – Un confronto che va però slegato dal tema dell’aborto. Per attuare politiche efficaci per il contrasto alla denatalità bisogna monitorare i dati, per capire se effettivamente sia un problema legato alle fasce più povere della popolazione, o piuttosto non riguardi in misura maggiore il ceto medio. Il contributo economico andrebbe affiancato a un monitoraggio attento, in grado di dirci se è uno strumento valido o meno, e comunque da solo non basta. Sono necessari strumenti di sostegno alla donna, e dispiace doverlo ribadire ancora una volta, perchè vuol dire che in questi anni non si sono fatti passi avanti. Non è giusto che una donna sia ancora costretta a scegliere tra la maternità e la crescita professionale, perché manca il servizio pubblico necessario per supportare la famiglia, e purtroppo a pagarne le conseguenze è sempre la mamma. Questo è uno dei disincentivi a fare figli. Il contributo di 5000 euro si deve inquadrare in una politica più ampia di sostegno alla povertà, a cui nessuno può dire di no. Per mettere in atto politiche per la natalità serve un monitoraggio che ci aiuti a capire come intervenire in maniera strutturale”

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