sabato 21 Dicembre 24

Statte, un cinema di paese

Il vecchio cinema Ressa abbandonato e decadente come una civile abitazione di Damasco, devastata dalla guerra. Perchè il Comune non hai mai pensato di acquistarlo grazie alla Legge Veltroni e al recupero delle sale cinematografiche ubicate nei nostri centri storici? Governare una comunità non è solo regalarle qualche marciapiede e un po’ di asfalto per le strade

Il cinema ci sarebbe anche, ma mancano gli attori. Non esiste una sceneggiatura. Non si riesce a trovare un regista. I costumi sono andati, laceri, riposti nei bauli del tempo che consuma ed usura. La storia poi è sempre la stessa, come in una qualsivoglia narrazione che non accende entusiasmi. Che nega se stessa reiterando il medesimo canovaccio. Statte è un cinema di paese non potendo divenire un paese di cinema. La sua sala storica, il cinema Ressa, chiusa da diversi decenni, decadente come solo certe abitazioni di Damasco devastate dalla guerra sanno essere, è metafora perfetta di una comunità che alla cultura e alla settima arte preferisca i marciapiedi e un po’ di asfalto per le sue strade. I congiuntivi sbagliati alla lettura, di tanto in tanto, di un libro. L’esterofilia coatta alla ricerca di un’identità perduta e vilipesa. Non serviva raggiungere l’autonomia comunale da Taranto, nel 1993, se il risultato dovesse essere questo alla fine. Se di ordinaria amministrazione si finisce col morire pur di continuare a vivere.

Con l’attuale ceto politico, cetto politico, come Cetto La Qualunque, difficile nutrire ambizioni di segno contrario. Ognuno fa quel che può. Come amava ripetere Petrit Sulaj: “Quello che a te è destinato, possiede il tuo stesso passo”. E a Statte il passo è breve, claudicante, indietreggiante. Un passo che non muove e neanche smuove. A Brindisi il compianto sindaco Domenico Mennitti, una volta eletto sindaco, volle regalare uno spazio culturale alla sua città. Nacque così il teatro Verdi. Realizzò il suo sogno l’ex parlamentare del Msi perché, da intellettuale e uomo di cultura quale egli era, preferiva l’arricchimento del sapere all’imbarazzo di certe esibizioni. La sintassi alle sgrammaticature. Il paragone tra Statte e Brindisi finisce qui, naturalmente. Volevamo soltanto segnare una differenza, rimarcare la distanza siderale tra le due modalità amministrative.

Qualcuno obietterà, dopo aver letto questo articolo, ma il cinema Ressa è di privati cittadini. Cosa c’entra il Comune? Molte sale cinematografiche sono passate, negli ultimi trent’anni, specie quelle ubicate nei centri storici, dalla proprietà privata alla disponibilità delle autorità pubbliche. Gli enti locali, grazie alla Legge Veltroni, ai finanziamenti europei, alle risorse messe a disposizione dal Pnrr, potevano – e possono – ricavare risorse da investire per queste specifiche operazioni. Il problema è un altro: chi avrebbe dovuto farlo? Chi potrebbe farlo nell’ex borgata che si atteggia a borgata? Si è sempre un cinema di paese quando non si può divenire un paese di cinema.  

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