di Francesca Leoci
L’Iss svela l’allarmante tasso di obesità tra i bambini, evidenziando la necessità di tornare a un’alimentazione sana e genuina per prevenire malattie
La diffusa convinzione che la dieta mediterranea sia il regime alimentare ottimale per la salute umana merita una riflessione più approfondita. È importante sottolineare che la dieta italiana non è sinonimo di dieta mediterranea.
Il modello nutrizionale mediterraneo, formalmente definito e studiato a partire dagli anni ’60 grazie al contributo del fisiologo Ancel Keys, si basa sulle tradizioni alimentari dei paesi del bacino del Mediterraneo. Tuttavia, la dieta italiana contemporanea, pur condividendo alcune caratteristiche, non rispecchia pienamente questo modello.
Un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) evidenzia questa discrepanza, rivelando un allarmante tasso di obesità tra i bambini italiani. “In Italia un bambino su tre tra gli 8 e i 10 anni è sovrappeso o obeso, con una prevalenza crescente da nord a sud”, come riporta La Repubblica, citando Marco Silano, direttore del Dipartimento malattie cardiovascolari, endocrinometaboliche e dell’invecchiamento dell’Iss.
Analizzando le origini della dieta mediterranea tradizionale, diffuso a partire dagli anni ’40 e ’50, si rileva un consumo elevato di cereali, frutta, verdura, legumi e olio d’oliva, e un uso moderato di latticini, carne e pesce. Presente anche l’assunzione di carboidrati a basso indice glicemico, con zuccheri semplici quasi assenti. Anche il vino rosso viene accomunato ancora oggi ad un buon sistema cardiovascolare, purché venga consumato in quantità moderate (un bicchiere ad ogni pasto). I primi studi dell’epoca hanno quindi associato la dieta mediterranea ad una maggiore longevità e a una minore incidenza di malattie croniche.
Al contrario, la cucina italiana moderna tende a un maggiore consumo di carni rosse e prodotti lattiero-caseari. Inoltre, l’industrializzazione ha portato a un aumento del consumo di cibi processati e fast food, causa diretta di malattie come diabete e patologie cardiovascolari.
“Si abbassa l’aspettativa di vita libera da malattia – ragiona Silano – Si vive di più con condizioni patologiche che devono essere prevenute in infanzia e adolescenza”, riflette Silano davanti ad un contesto alquanto preoccupante per la popolazione, fin dalla giovane età.
Per prevenire obesità e sovrappeso, è necessario tornare a un’alimentazione più sana e naturale. Ciò include promuovere l’allattamento al seno nei primi mesi di vita, e limitare il consumo di cibi ultraprocessati – ricchi di zuccheri, grassi e Sali – negli anni successivi. Prediligere alimenti genuini in quantità appropriate, e riconsiderare la necessità dei cinque pasti giornalieri, un’abitudine non supportata dalle esigenze fisiologiche dell’organismo: questo serve solo ad arricchire gli industriali.
Infine, è fondamentale integrare un’adeguata attività fisica nella routine quotidiana. Ridurre la sedentarietà nei bambini, e quindi anche il tempo trascorso davanti a schermi, promuovendo attività fisiche regolari, limiterebbe il rischio di obesità e altre malattie ad essa legate.