domenica 9 Marzo 25

Dissalatore fiume Tara: “La Regione ignora il parere negativo del Ministero”

Rischi per l’ecosistema fluviale e l’alterazione della salinità senza adeguate misure preventive. La denuncia del Comitato per la difesa del territorio Jonico

La recente autorizzazione paesaggistica in deroga rilasciata dalla Regione Puglia per il dissalatore delle acque salmastre del Tara crea forti tensioni tra le istituzioni. Contrariamente a quanto spesso accade, non è lo Stato ad imporre l’opera scavalcando l’ente regionale, ma è la Regione Puglia a bypassare i pareri negativi del Ministero della Cultura e della Soprintendenza.

“L’opera è incompatibile con il paesaggio e l’ambiente della zona”, aveva dichiarato il Ministero della Cultura nel verbale della Conferenza di Servizi del 10 gennaio 2025, aggiungendo che “non esistono misure di mitigazione in grado di renderla accettabile”. Nonostante questi giudizi fortemente critici, la Giunta regionale ha approvato il progetto ritenendolo strategico per l’approvvigionamento idrico del territorio, autorizzandolo in deroga al Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (Pptr).

“Il rischio principale riguarda l’alterazione della salinità, dovuta allo scarico della salamoia,” segnala il Comitato per la difesa del territorio Jonico, che critica duramente la decisione. “Il documento tecnico allegato alla deliberazione impone controlli periodici sulle concentrazioni saline, ma non specifica soglie limite né misure di mitigazione nel caso di alterazioni significative”, aggiunge.

La Regione ignora il Ministero della Cultura

L’autorizzazione regionale si basa sull’articolo 95 delle Nta del Pptr, che consente deroghe per opere di pubblica utilità quando non esistono alternative. Tuttavia, come evidenziato da più parti, opzioni come il riuso delle acque reflue, la riduzione delle perdite nella rete idrica o il potenziamento degli invasi esistenti non sarebbero state adeguatamente considerate.

“L’assenza di studi preventivi esaustivi sul rischio di alterazione dell’ecosistema solleva un potenziale problema di conformità con il principio di precauzione sancito dal diritto ambientale europeo,” sottolinea il comitato, evidenziando come il Regolamento Ue 2020/852 e la Direttiva Quadro sulle Acque impongano misure preventive rigorose prima dell’autorizzazione.

La Regione ha cercato di mitigare le criticità includendo una serie di prescrizioni nel Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale (Paur), ma secondo i critici queste non risolvono i problemi principali.

“La Regione ha imposto un monitoraggio della qualità delle acque del Tara e della biodiversità, senza però stabilire soglie chiare né definire misure di intervento immediate nel caso emergano criticità – denuncia il Comitato. – Il rischio di incremento della salinità e alterazione dell’habitat resta dunque elevato.”

Anche sul piano paesaggistico, le misure imposte appaiono insufficienti. L’autorizzazione prevede l’uso di materiali compatibili e la rinaturalizzazione delle aree limitrofe, ma la Soprintendenza aveva già evidenziato l’impatto irreversibile dell’infrastruttura industriale su un’area di alto valore paesaggistico.

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