mercoledì 22 Gennaio 25

Ex Ilva, Uilm lancia l’allarme: “Piano Jindal rischia di chiudere tutto”

Il segretario generale, Rocco Palombella, critica le dichiarazioni di Misra: “Nessuna garanzia per i lavoratori, serve gradualità nella transizione”

“Se, come ha dichiarato il Direttore europeo di Jindal Steel International nell’ultima delle tre interviste rilasciate in una settimana, il primo atto del piano industriale sarebbe quello di chiudere subito gli impianti di cokeria a Taranto, questo porterebbe inevitabilmente alla fermata della produzione e alla chiusura definitiva dell’ex Ilva. Una dichiarazione gravissima che sta creando forti preoccupazioni tra i lavoratori in tutti gli stabilimenti e una grande indignazione. Questo piano lo abbiamo già visto a Piombino, quando nel 2014 fu chiuso l’altoforno con la promessa di costruire forni elettrici che ad oggi ancora non ci sono”.

Così Rocco Palombella, Segretario generale Uilm, che prosegue: “Per noi la transizione all’elettrico e la decarbonizzazione devono avvenire in maniera graduale, con gli altoforni in marcia adeguati dal punto di vista ambientale, avviando contemporaneamente la costruzione di forni elettrici e impianti di pre ridotto che andranno a sostituire l’attuale produzione a carbone. Solo così sarà possibile salvaguardare l’ambiente, l’occupazione, diretta e indiretta, e la produzione. Il risanamento ambientale potrà essere realizzato solamente con gli impianti in marcia e la continuità produttiva”.

“Riteniamo gravi, quindi, le parole di Misra sull’occupazione perché non sono previste garanzie per tutti i lavoratori, diretti, dell’appalto e in Ilva AS – sottolinea il leader Uilm – ma si fa riferimento genericamente a un numero necessario di lavoratori in base a un teorico livello produttivo e questo per noi è inaccettabile”.

“I lavoratori e tutte le comunità interessate in questi anni hanno pagato il prezzo più alto – continua – e quindi meritano più rispetto e considerazione da parte di chiunque acquisterà l’ex Ilva. Per noi resta fondamentale una presenza dello Stato all’interno della futura società, con ruolo e poteri decisionali e non come è avvenuto con Mittal. Altro che Golden Power! Solo così sarà possibile far rispettare l’effettivo impegno sugli investimenti, il risanamento ambientale e un futuro occupazionale e produttivo di tutti i siti dell’ex Ilva”, prosegue.

“Per accompagnare questo complicato processo ci aspettiamo dal Governo in via preliminare un impegno concreto, non solo con ammortizzatori sociali, ma anche con interventi legislativi che prevedano anticipi pensionistici per i lavoratori esposti a sostanze nocive, come l’amianto” aggiunge.

“È arrivato il momento della convocazione del tavolo a Palazzo Chigi per avere chiarimenti e dettagli da parte di Governo e Commissari sulle offerte presentate. Non vogliamo che si ripetano gli errori del passato che hanno portato l’ex Ilva a un passo dalla chiusura e che si passi dalla padella alla brace. Purtroppo, però, i primi segnali non sono incoraggianti. Il Governo e i Commissari da che parte stanno?” conclude.

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