domenica 7 Luglio 24

Ex TCT, tempo scaduto. I sindacati al Governo: “Rischio tensioni sociali”

CGIL, CISL e UIL scrivono ai ministri Salvini e Calderone, al viceministro del Mit, al governatore pugliese e ai parlamentari ionici: “Trecentotrenta famiglie senza forme di reddito dall’1 aprile, prorogare di un anno l’IMA per dare continuità al progetto di rilancio del Porto”

Tempo scaduto per i 330 portuali ex TCT, per i quali dall’1 aprile è venuta meno la validità dell’IMA, l’indennità di mancato avviamento che sosteneva economicamente questo bacino di lavoratori.

Per questo motivo, a fronte di un assordante quanto eloquente silenzio in merito da parte del Governo, CGIL, CISL e UIL hanno deciso di scrivere al ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone, al viceministro del MIT, Edoardo Rixi, al governatore pugliese Michele Emiliano e ai parlamentari ionici per chiedere nuovamente di prendere una decisione in merito.

La richiesta delle sigle sindacali è di prorogare la validità dell’IMA per un periodo di almeno 12 mesi, alla luce della nuova stagione di sviluppo che caratterizzerà il Porto ionico a partire da quest’anno: dal progetto del gruppo Renantis-Blue Float in merito alla costruzione del parco galleggiante dell’eolico off shore, alle 6 iniziative industriali della ZES ionica che vogliono investire su Taranto, per finire al progetto già esposto recentemente dai vertici della Vestas, che vogliono costruire la più grande pala eolica nel capoluogo ionico e al prosieguo dei lavori per i dragaggi.

L'”accorata” richiesta dei sindacati muove anche dal recente protocollo d’intesa siglato lo scorso 6 marzo tra Regione Puglia e Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, mirato ad intraprendere un percorso di aggiornamento delle competenze professionali degli ex TCT, individuando dei corsi di formazione specifici, co-finanziati dalla Regione stessa.

“Il prosieguo della validità dell’IMA – scrivono i sindacati – fornisce la continuità a quella politica attiva del lavoro che mira al rilancio del Porto di Taranto attraverso la riqualificazione dei 330 ex TCT”.

Concreto, infine, il rischio di tensioni sociali in un contesto come quello di Taranto, già pregno di vertenze lavorative e di problematiche ancora irrisolte sul piano occupazionale: i sindacati, infatti, pongono l’accento su 330 famiglie che dall’1 aprile si troveranno senza alcuna forma concreta di reddito.

Un’ennesima richiesta all’esecutivo nazionale, insomma, a cui le sigle sindacali rinnovano la propria completa disponibilità per eventuali audizioni sulla vicenda.

La speranza, ora, è che il silenzio di questi mesi sia finalmente rotto da una buona notizia, che consenta a questi lavoratori di ritrovare la propria strada occupazionale e di scongiurare un’altra bomba sociale.

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