lunedì 2 Dicembre 24

LA GRANDE FUGA

Si abbandona il pubblico per andare a lavorare con il privato. Più di 2000 medici italiani lasciano, ogni anno, gli ospedali e il sistema sanitario nazionale. Su quel poco che ancora resiste di welfare state, il compromesso socialdemocratico tra capitalismo e democrazia, scorrono i titoli di coda. Con il colpevole silenzio della sinistra italiana. La denuncia di Assomed

Più di 2000 medici all’anno passano dal Servizio sanitario nazionale alle strutture private. Dagli ospedali alle cliniche. L’Italia è, tra i grandi Paesi europei, quello che sta subendo il maggior travaso di professionalità – ed esperienze maturate in corsia – tra i due sistemi. E’ quanto emerge da una survey del maggior sindacato dei medici ospedalieri “Anaao Assomed”, a cui hanno risposto 2130 tra medici e dirigenti sanitari. La fuga dagli ospedali è un desiderio per un medico su tre che si dice disposto a cambiare lavoro per avere più tempo libero e stipendi più alti. E la fascia di età più in crisi è quella tra i 45 e i 55 anni. La crisi della professione è più sentita al Sud rispetto al Nord: si va dal 53,6% del Nord, passando al 56,3% del Centro per finire al Sud e Isole con ben il 64,2% di insoddisfatti. “Ma il dato appare – osserva il sindacato – talmente diffuso da configurare quasi una patologia endemica con la quale convivere e per la quale non esiste vaccino o terapia”.

Pesa il fatto che l’Italia spenda solo il 6,1% del Pil per la sanità, la cifra più bassa tra i paesi del G7, ben al di sotto della media europea di 11,3% con il costo della sanità privata pari al 2,3%, poco sopra la media europea. “Occorre immaginare – propone l’Anaao Assomed – un nuovo modello che tenga nella dovuta attenzione la presa in carico del paziente, sia cronico che in acuzie, aumentando posti letto e personale, e implementando quella medicina di prossimità che appare oggi sempre più teorica, liberando i professionisti dalla medicina di carta che sottrae tempo alla cura”. La Grande fuga è appena agli inizi. E rischia di portarsi via quel poco che ancora resiste del vecchio welfare state.

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