domenica 22 Dicembre 24

Processo Ambiente Svenduto, Cobas Taranto: “Un sistema corrotto che difende sé stesso”

“Non si può spegnere la rabbia di chi quotidianamente subisce violenza per le scelte politico-economico-sociali-ambientali tese a difendere, in nome del profitto, la casta e a distruggere la vita degli esseri umani”

Il 13 settembre, la Corte d’Appello di Taranto ha preso una decisione che ha scosso profondamente la comunità: ha annullato la sentenza del processo “Ambiente Svenduto” e ha disposto il trasferimento del caso a Potenza.

“I primi effetti di questa decisione sono sotto gli occhi di tutti: andranno in prescrizione tutte le condanne che riguardano i politici ed i colletti bianchi corrotti e corruttori, cioè, come al solito, questo sistema di potere corrotto difende sé stesso ed i suoi accoliti, sempre in nome del profitto”. Lo dichiarano Giancarlo Petruzzi e Salvatore Stasi della Confederazione Cobas Taranto.

Nel 2012, un movimento di base di cittadini e lavoratori si è mobilitato contro i disastri ambientali causati dall’ex Ilva, che hanno portato a morti e malattie professionali. La manifestazione ha segnato un momento cruciale, quando un gruppo di attivisti ha interrotto un evento di sostegno ai Riva, chiedendo il diritto a lavorare senza morire.

“Questa manifestazione fu solo l’inizio di un lungo periodo di proteste che portarono Taranto all’attenzione nazionale e internazionale, culminando in una manifestazione di 40.000 persone il 15 dicembre dello stesso anno”, ricordano Petruzzi e Stasi.

Nonostante gli studi medici ed epidemiologici che dimostrano la correlazione tra inquinamento e mortalità, il sistema politico ha risposto cooptando i leader del movimento e continuando a garantire immunità giuridica ai gestori dell’ex Ilva. La recente decisione della Corte d’Appello si inquadra perfettamente nell’attuale quadro politico che protegge i corrotti e reprime il dissenso, come dimostrano le nuove leggi che puniscono severamente chi protesta su questioni ambientali.

“Questa decisione ci impone di ricostruire un movimento che si opponga alle decisioni che condannano definitivamente questo territorio. – conclude la Cobas – Non si può spegnere la rabbia di chi quotidianamente subisce violenza per le scelte politico-economico-sociali-ambientali tese a difendere, in nome del profitto, la casta e a distruggere la vita degli esseri umani”.

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