Il capoluogo jonico arretra, l’anno scorso era al 59° posto. Raccolta differenziata sotto la media nazionale. Su qualità dell’aria Legambiente: “Serve valutazione preventiva Impatto Sanitario ex Ilva”
Nell’edizione 2023 di Ecosistema Urbano, il Rapporto annuale sulle performance ambientali delle città italiane, realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ORE, relativo a dati del 2022, Taranto si colloca al 67° posto su 105 capoluoghi di provincia monitorati.
Un arretramento rispetto al 59° posto raggiunto l’anno scorso, nonostante un miglioramento dell’indice complessivo che raggiunge il 52,87%, oltre un punto in più rispetto al 51,46% del rapporto 2022, ma resta sotto la media nazionale, pari al 56,41% e cresciuta di tre punti percentuali rispetto allo scorso anno. In questa differenza di passo va individuata, sostanzialmente, la ragione dell’arretramento, mentre appaiono ancora lontane le performance ottenute dalle 11 città più virtuose, che presentano un indice superiore al 70%. In Puglia fa meglio del capoluogo jonico Lecce, quarantesima con il 60,56%.
Commentando i dati, Legambiente torna in primo luogo a segnalare -ancora una volta- l’importanza della raccolta differenziata. Il risultato raggiunto da Taranto, un esiguo 25, 2%, non solo relega la nostra città al 102° posto (quartultima nel report specifico, peggio fanno solo Crotone, Foggia e Palermo), ma appare insostenibile alla luce dei risultati raggiunti dalla stragrande maggioranza dei 105 capoluoghi di provincia monitorati: se 57, più della metà, hanno raggiunto la soglia del 65% indicata dalla normativa, ben 86 sono sopra il 50% e 98 sopra il 40%, 15 punti in più del dato jonico. Legambiente rivolge alla Amministrazione ed al Consiglio Comunale un invito pressante ad approvare subito il nuovo contratto di servizio con Kyma Ambiente prevedendo di avviare al più presto la raccolta differenziata porta a porta in tutta la città in modo che il 2024 possa essere l’anno della svolta.
Per l’associazione i progetti avviati relativi alle linee BRT, alle piste ciclabili, all’introduzione di una ZATL – zona ad attraversamento limitato – appaiono in grado, nel medio periodo, di traguardare un notevole miglioramento in tema di mobilità sostenibile andando ad incidere positivamente su una pluralità di indicatori; in attesa della loro realizzazione vanno estese le “zone 30” ed incrementata l’estensione delle zone pedonali esistenti, molto limitate.
In tema di incremento del verde pubblico, inoltre, fa ben sperare il prossimo avvio della realizzazione del primo lotto della Foresta Urbana, un progetto candidato dal Comune di Taranto ad usufruire dei fondi messi a disposizione dal Just Transition Fund e che potrebbe far diventare realtà la proposta, lanciata qualche anno fa da Legambiente, di mettere a dimora un milione di alberi entro il 2030.
Soffermandosi sui parametri relativi alla qualità dell’aria la presidente di Legambiente Taranto, Lunetta Franco, sottolinea come i valori riscontrati, da leggere alla luce della patogenicità delle polveri indicata dagli studi Misa ed Epiair, siano stati ottenuti a fronte di una produzione dello stabilimento siderurgico molto bassa, lontanissima dai picchi raggiunti prima del 2012 e che, comunque, essi risultino superiori ai valori limite suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ovvero la media annuale di 15 microgrammi per metro cubo per il PM10, quella di 5 per metro cubo per il PM2.5 e quella di 10 per metro cubo per l’N02, posti alla base della revisione in corso della Direttiva europea sulla qualità dell’aria.
“Continua a mancare la valutazione preventiva dell’impatto sanitario (V.I.S.), l’unico strumento che possa stabilire su basi scientifiche se e quanto è possibile produrre utilizzando gli attuali impianti, senza che ciò comporti rischi inaccettabili per la salute dei cittadini e dei lavoratori, indispensabile alla luce dei danni alla salute e dei morti provocati dall’inquinamento prodotto dal siderurgico di Taranto ed attestati da innumerevoli studi. È necessario garantire che nessuna vita in futuro sia più sacrificata sull’altare delle esigenze produttive ” aggiunge Lunetta Franco che infine domanda “Se, come abbiamo letto in tante dichiarazioni, Governo ed azienda sono convinti che le emissioni, anche a pieno regime, siano compatibili con ambiente e salute, che aspettano a produrre e rendere nota la Valutazione dell’Impatto Sanitario?”