venerdì 18 Ottobre 24

SEDUTA DI LAUREA

Taranto e Brindisi sono le città pugliesi con il più basso numeri di laureati nella fascia di popolazione compresa tra i 25 e i 49 anni. La nostra povertà educativa alla base della crisi economica sempre più aggressiva. Si è rotto l’ascensore sociale

L’Italia continua ad essere uno dei Paesi UE con la percentuale di laureati, nella fascia di età compresa tra i 25 e i 49 anni, tra le più basse del continente. E, il Mezzogiorno, manifesta una povertà educativa sempre più allarmante. Trasmessa, senza soluzione di continuità, da una generazione all’altra. Negli ultimi anni è emersa chiaramente la relazione per cui al crescere del titolo di studio diminuisce l’incidenza della povertà assoluta. Una famiglia la cui persona di riferimento ha il diploma, o un titolo superiore, si trova in questa condizione nel 4% dei casi. La quota triplica, raggiungendo il 12,5% dei nuclei, se la persona di riferimento ha al massimo la licenza media. Un dato in peggioramento rispetto al 2021. Dati che mostrano quanto il livello di istruzione resti ancora profondamente legato alla condizione economico-sociale e che fanno emergere un’ulteriore ingiustizia. Se il genitore è laureato, l’incidenza dell’abbandono scolastico tra i figli risulta residuale (1,6%). Quando il titolo massimo dei genitori è il diploma, la quota sale al 5%; raggiunge il 23,9% quando hanno al massimo la licenza media.

Ciò implica di fatto una trasmissione generazionale del titolo di studio e, di conseguenza, dei livelli di povertà. Siamo, insomma, all’interruzione degli effetti di quello che si suole chiamare ascensore sociale. Spezzare questa tendenza, garantendo a tutti una formazione che consenta l’accesso ai livelli più alti di istruzione è quindi l’unico presupposto per contrastare la povertà educativa. Ma, servirebbero, politiche specifiche. Attenzioni non rimandate nel tempo. Valutazioni oggettive. Per quel che concerne la Puglia – e la percentuale di laureati nella fascia di età compresa tra i 25 e i 49 anni – le situazioni più critiche si registrano a Taranto e a Brindisi. Nel capoluogo jonico la percentuale si ferma al 22,1%; a Brindisi, invece, va anche peggio con il 21,5%. Bari (29,9%), Lecce (37%), Foggia (24,7%) e Bat (23%) completano il quadro. Le città universitarie hanno numeri di laureati più alti in media, com’è logico che sia, rispetto alle altre. Taranto, unica città italiana di quasi 200 mila abitanti a non aver mai avuto un’autonomia universitaria, paga dazio anche per questo. Lo ripetiamo: il nostro ritardo è culturale prim’ancora che finanziario ed economico.  

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