domenica 9 Marzo 25

“Il Tara non è figlio di un dio minore”: Legambiente contro il dissalatore

Richiesto incontro urgente al Commissario prefettizio. “Si rischia di autorizzare un intervento che non produrrà acqua nei periodi di siccità”

Legambiente Taranto ha formalmente richiesto un incontro con il Commissario prefettizio del Comune, la dottoressa Perrotta, per discutere il controverso progetto di costruzione del dissalatore sul fiume Tara. “Vogliamo illustrare al Commissario gli elementi che possono suffragare un’azione amministrativa avversa al progetto, dando seguito alle precedenti deliberazioni del Consiglio Comunale”, dichiarano i rappresentanti dell’associazione ambientalista.

L’analisi di Legambiente si concentra innanzitutto sul Piano d’Ambito 2020-2045, che considera tre alternative progettuali: dissalazione del Tara, dissalazione del Tara più condotta Sinni Potabile, oppure invaso Pappadai con impianto di potabilizzazione San Paolo. Secondo l’associazione, la valutazione è stata condotta senza inserire nell’analisi i costi ambientali delle diverse soluzioni, rappresentando “un importante elemento di criticità”.

“A valle della determinazione del grado di soddisfacimento, è presente unicamente una semplice analisi qualitativa Swot e non una più adeguata analisi quantitativa Ahp. La stessa analisi Swot non prende in considerazione gli impatti ecologici sulle biocenosi del Tara, ma unicamente quelli paesaggistici e quelli relativi allo smaltimento della salamoia in mare”, sottolineano gli ambientalisti.

Un aspetto particolarmente problematico riguarda l’efficacia del dissalatore in condizioni di siccità. Legambiente evidenzia come “applicando il limite di prelievo previsto in Conferenza dei Servizi, che garantisce per due mesi un deflusso minimo di 1 m³/s, e considerando anche il contratto di prelievo destinato alla ex Ilva e ad usi agricoli, nei periodi di forte magra il contributo del dissalatore potrebbe azzerarsi”.

“Si rischia di autorizzare un intervento che potrebbe non riuscire a produrre acqua potabile nei periodi di massima siccità e che negli altri periodi la produrrà ad un costo molto superiore rispetto a quello previsto nelle alternative”, ammoniscono dall’associazione.

L’analisi condotta indicava peraltro come scenario migliore, dal punto di vista ambientale ed economico, non la realizzazione del dissalatore sul Tara, ma la messa in funzione dell’invaso del Pappadai, con potabilizzatore “San Paolo” e ripristino della condotta dal Sinni.

Legambiente sottolinea anche come non siano state valutate alternative importanti: “La più rilevante è quella derivante dall’attivazione della traversa Sarmento, già esistente, capace di contribuire con circa 80 milioni di metri cubi di acqua – una quantità quadrupla rispetto a quella ipotizzata dal dissalatore sul Tara”.

Sulla questione del deflusso ecologico, l’associazione è categorica: “Crediamo che il Tara debba essere trattato come gli altri fiumi, per i quali la Direttiva 2000/60/CE prescrive di conseguire uno stato delle acque ‘buono’. Invece, è stata stabilita un’esenzione, ponendo l’obiettivo come solo ‘sufficiente al 2027′”.

“La deroga al Deflusso Ecologico dovrebbe restare una misura di assoluta emergenza. Quella per il Tara non trova alcuna giustificazione”, affermano con decisione gli ambientalisti, che ribadiscono la necessità di garantire, per tutti i 12 mesi dell’anno senza interruzione, un deflusso che permetta di raggiungere uno stato di qualità delle acque “Buono”. “Il Tara non è figlio di un dio minore”, concludono con fermezza i rappresentanti di Legambiente Taranto.

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