Il Prof. Francesco Fischetti, coordinatore del corso in Scienze e Tecniche dello sport, parla della possibile chiusura della magistrale nella città tarantina
Rischia uno stop forzato il Corso di Laurea in Scienze e Tecniche dello Sport avviato a Taranto. La ragione risiederebbe nella mancanza di docenti di ruolo.
La laurea Magistrale in Puglia è presente solo a Bari e nella città ionica, e costituisce punto di riferimento sul territorio. Dalla sua istituzione, avvenuta nel 2019, ha ottenuto un buon riscontro, registrando il primo anno 56 studenti, e contandone, ad oggi, 25 per ciascun anno accademico.
Taranto viene considerata l’avamposto delle Scienze dello sport dell’Ateneo barese per l’alto numero di diplomati Iseef e di laureati in Scienze motorie. Nonostante le importanti risorse economiche messe in campo dalla Regione per finanziare le altre università pugliesi, non sono stati ancora reperiti fondi per bandire un concorso di assunzione destinato ai docenti di ruolo per la sede universitaria ionica.
Le istituzioni accademiche sono a lavoro per evitare la chiusura del corso che, a meno di tre anni dai Giochi del Mediterraneo, potrebbe rallentare lo sviluppo di un nuovo modello economico quanto mai necessario per la città. Ne parliamo con il prof. Francesco Fischetti, coordinatore del Corso di Studio Magistrale in Scienze e Tecniche dello Sport .
Prof. Fischetti vogliamo ripercorrere le tappe che hanno portato all’istituzione del Corso di laurea in Scienze e tecniche dello Sport qui nel capoluogo ionico?
Si tratta di un Corso magistrale che completa il ciclo di formazione 3 + 2 nello specifico ambito accademico motorio e sportivo. A Bari è attiva dal 2005 la triennale e dal 2015 la laurea Magistrale, nel 2019 la sola Magistrale è stata attivata a Taranto.
Presso l’Ateneo barese la triennale ospita poco più di 500 studenti e, da alcune indagini, è emersa una significativa presenza di studenti provenienti dal territorio tarantino. Il Corso, al momento tenuto solo a Taranto e a Bari, doveva divenire, secondo le previsioni, polo di attrazione per tutta la regione, ma la sua chiusura porterà indietro le lancette del tempo.
Va ricordato, inoltre, il forte aumento delle domande di iscrizioni in quanto l’iter accademico in questione risulta propedeutico all’accesso al concorso per l’insegnamento nelle scuole medie, superiori e da quest’anno anche nelle scuola primaria. È un dato importante perché la fase di reclutamento delle risorse di docenti è aperto ed in forte espansione. Negli ultimi concorsi, e a breve ne partono altri, l’ offerta occupazionale ha quasi superato la domanda.
Il rischio di chiusura del Corso è da attribuire, tra le altre cose, alla mancanza di docenti di ruolo.
Servono professori detti normativamente “di riferimento” e docenti dei due settori scientifico disciplinari propri delle attività motorie e sportive. Del settore Scienze dell’esercizio fisico e dello sport (Metodi e didattiche delle Attività Sportive) ci sono solo io come professore associato e copro 3 corsi, 2 a Bari 1 a Taranto.
Più di 70 sono i Professori a contratto, e grazie ad essi, si è retta la didattica della sede di Bari e Taranto. Comprenderà che è solo in virtù della Scuola di Medicina di Bari, a cui afferiamo e ad alcuni dipartimenti culturalmente vicini, è stato possibile avere dei “professori in prestito”. Ma allo stato attuale, l’incremento di nuovi corsi di laurea, medicina e professioni sanitarie in primis, ci tolgono la possibilità di avere docenti di riferimento.
Attualmente a Taranto gli iscritti sono meno numerosi rispetto ai primi anni, oggi ne conta 25 per anno. In contro tendenza con i 45 Atenei italiani i cui i numeri e offerta formativa sono aumentati esponenzialmente così come il numero di Ricercatori e Professori del settore Sportivo.
Come ogni buon corso di Laurea performante ci si aspettava che i ricercatori a tempo determinato assunti grazie ai finanziamenti regionali del 2016 e del 2019, potessero crescere ed essere stabilizzati. Ma tutto ciò non è avvenuto tant’è che sono stati costretti a migrare in altre regioni.
In che modo è possibile giungere a sintesi?
La carenza non si è potuta impedire. Oltre alla copertura finanziaria a disposizione che negli anni è diventata sempre più corta, ogni settore scientifico ha la sua dignità. Quindi gli altri corsi di laurea sono stati rinforzati, ma non quello sportivo. Esiste ancora un certo pregiudizio verso lo sport che viene visto come effimero, edonistico, per non parlare del bisogno di creare una cultura sportiva in un territorio che si accinge ad accogliere i Giochi del Mediterraneo.
Qual è la posizione degli organi accademici?
Il settore motorio sportivo è ai primi posti nella “graduatoria” di produttività didattica, di ricerca, di numerosità di studenti e si intreccia con un’analisi del fabbisogno molto capillare e intenso.
Tuttavia gli organi accademici non mostrano sensibilità per questo filone di ricerca. Si tratta di scelte legittime e assunte a maggioranza, ma quando si parla di attenzione alla sostenibilità, agli stili di vita, alla innovazione anche tecnologica ed industriale, alla umanizzazione, alle ricadute nelle aziende, nei territori non considerare lo sport e le attività motorie risulta una scelta parziale. Per questo è necessario che gli Enti locali, Regione in primis, sostengano questo orientamento.
La chiusura del Corso legato all’attività sportiva in una città che si appresta ad ospitare i Giochi del Mediterraneo è senz’altro un controsenso?
I Giochi del 2026 avranno un grande ruolo sociale, di visibilità mondiale, ma anche di comunicazione e di ricerca. Ma quale sarà il lascito di questa manifestazione al territorio tarantino? Innanzitutto diffondere la pratica e la cultura dello sport. Se costruiamo impianti sportivi per i Giochi senza dotarci di esperti, laureati, specialisti, ricercatori nel settore si tratterebbe solo di un impiego di cemento. La strada da percorrere è quella della formazione di giovani laureati triennali e magistrali in attività motorie e sport e senza una scuola accademica, senza professori, tutto questo non è possibile.