Nel ranking mondiale risultiamo ventiseiesimi, dietro a Israele, Corea, Germania e Francia, ma anche Slovenia, Repubblica Ceca e Ungheria, per investimenti in Ricerca e Sviluppo medico-scientifico. La mia intervista di qualche anno fa con la biologa, Antonella Viola
Poco innovativi. Poco dediti a finanziare le novità. Vecchi nel senso di chi è ancorato ad un passato ormai superato. Erroneamente affezionati ad un sistema di tassazione che dovrebbe farci vergognare un giorno sì e l’altro pure. L’Italia, il Paese dello status quo, delle consorterie che uccidono il merito, del tengo famiglia, della mediocrità esibita con disincantato orgoglio, investe soltanto l’1,4 del Pil in nuove ricerche medico-scientifiche: una quota decisamente inferiore alla media europea (2,1%) e a quella Ocse (2,5%). Nella classifica dei Paesi che investono di più in R&S, l’Italia è tra quelli che finanziano meno questo strategico comparto in grado di saldarsi con il futuro di noi tutti.
Nel ranking mondiale risultiamo ventiseiesimi, dietro a Israele, Corea, Germania e Francia ma anche a Slovenia, Repubblica Ceca e Ungheria. Neanche guardando alla capacità innovativa va meglio. I dati presentati dall’Annuario statistico mostrano che nella classifica dei Paesi europei più innovativi, stilata dall’Innovation Union Scoreboard, siamo solo tredicesimi dopo Islanda ed Estonia.
Una vergogna senza fine. E senza alcuna scusa da eccepire rispetto ad una condotta gravata da irresponsabilità diffuse. Che finisce con il riguardare i governi di qualsiasi colore – e sfumatura – politica. In un’intervista che realizzai un paio di anni fa, la biologa Antonella Viola mi rappresentò lo scandalo dell’Iva che lo Stato italiano applica sulle attività di ricerca per la cura di malattie rare. “Basterebbe – mi disse – che lo Stato togliesse questa ingiusta imposta perche molte delle scoperte mediche potessero procedere più speditamente”. Una misura che Meloni o chi per lei, e quanti l’hanno preceduta a palazzo Chigi, potrebbe adottare in un secondo se solo lo si volesse fare. Se solo si avesse cultura e sensibilità nell’affrontare temi come questi. E si fosse realmente adatti al mandato ricevuto dagli elettori. Ogni popolo sceglie, come contraltare, come legge del contrappasso, la classe politica che si merita. Purtroppo.