giovedì 4 Luglio 24

Amor Vincit Omnia: il Generale Modric, Zaccagni ed il cuore di Repice

Il gol del laziale dopo novantotto minuti di sofferenze inenarrabili salva gli azzurri. Il capitano croato, all’ultima passerella della sua carriera con la nazionale, è il calcio. Lo si contempla, lo si apprezza, impossibile non amarlo anche da avversario

Con la mente fredda, nel massimo delle facoltà mentali e sopratutto con il pass per Berlino in tasca (che non è una cosa da niente, ndr), avverto l’assoluta necessità di rimettermi in pari con la mia coscienza.
Mi costituisco, confesso tutto e manifesto altresì, Vostro Onore, l’assillante bisogno di riconciliarmi con gli Dei del calcio dopo essermi macchiato di un peccato grave.
Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa.

Però vede, signor Giudice, un po’ per l’invidia di non essere nato con i suoi piedi e con la sua capacità di vedere cose e spazi, che per me, rappresentante medio della categoria “umani base” (tipo Ikea, tanto per capirci) restano imperscrutabili, ma forse anche per colpa della regia internazionale, che per tutti e otto i minuti di recupero, ha indugiato su di lui, regalandomi una mostra personale dei suoi prima nervosi e poi strazianti sussulti maxillofacciali, subito dopo essere emersi da quell’apnea mortale, subito dopo il ricamo griffato Zaccagni, ho sentito il bisogno di prendermela con lui.
Nella testa ballava un solo pessimo pensiero: “Dov’è Modric?” – quasi fossi un novello Allegri, alla ricerca del povero Rocchi.

Luka Modric, premiato come uomo partita

Con soddisfazione, ho immediatamente cercato la sua disperazione, ghignando beffardamente sulle sue lacrime, e sono stato entusiasta di aver rovinato in quel modo così subdolo e tagliente il suo ultimo ballo, regalando a lui ed alla sua gente, quello che reputavo un meritato dolore sportivo. Ebbene lo ammetto: ho goduto nel vedere Luka Modric e la Croazia intera piangere.

Col passare dei minuti qualcosa è cambiata.
Vederlo sommessamente raggiungere il vinto settore riservato ai tifosi biancorossi per portarsi a casa il pacco con il commiato a lui dedicato, prima di gettarsi tra le braccia di Zlatko Dalic, quasi a voler esorcizzare l’incubo e poi l’immagine maestra contenente l’espressione svuotata immortalata dai fotografi durante la premiazione come Man of the Match, hanno fatto da pompiere, sversando acqua, tanta acqua sul mio sadismo, iniziando a far rialbergare in me sentimenti già più nobili, ed un briciolo di meritata vergogna.

A completare l’opera di rinsavimento morale ci ha pensato il trattato sui valori della lealtà sportiva edito e firmato da Sua Maestà Francesco Repice da Cosenza, che durante la conferenza stampa post gara ha guardato negli occhi il trentottenne pallone d’oro del Madrid, e da pari a pari, da fuoriclasse a fuoriclasse gli ha posato sul tavolo una proposta tanto ovvia quanto incredibile: “Vorrei chiederti di non ritirarti mai dal calcio, perché sei uno dei migliori calciatori che abbia mai commentato in vita mia”, la missiva del cronista italiano, a cui ha fatto da controcanto la lusingata la risposta di Luka, che ha ringraziato, in italiano Repice, sottolineando però come il tempo passi anche per ha il cuore fatto della stessa materia dei sogni: “Grazie, piacerebbe anche a me giocare per sempre, ma arriverà il giorno in cui dovrò appendere gli scarpini al chiodo. Non so ancora per quanto, ma grazie davvero per queste parole”.

Jacopo Zaccagni, autore del gol del pareggio

Arcobaleno a mezzanotte. In quel momento tutto è tornato ad essere come prima. Modric si è ripreso il posto che ha sempre avuto, là in alto sul piedistallo, e Repice che dal trono non è mai sceso, da buon sovrano illuminato, ha continuato ad indicare la via, anche a chi si smarrisce in una notte torrida d’estate.

Mi pento, lo giuro.
Lunga vita a Luka, lunga vita al Re Poeta Francesco, lunghissima, forse anche di più, a Mattia Zaccagni, figlio della Riviera Romagnola e della Divina Provvidenza.

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