venerdì 18 Ottobre 24

Fuori Balata. Fischietti in guerra. In C patteggiamenti ridicoli

di Vittorio Galigani

Ci si ripete. La classe arbitrale? Una ridda di pettegolezzi e di brutte figure. Arbitraggi scarsi, scandali sui rimborsi e persone coinvolte in affari poco cristallini

Periodo di guerre (purtroppo). Anche l’AIA (arbitri) e la Serie B promettono bene. In questo periodo elettorale. Tutti in attesa della riconferma di Gabriele Gravina ai piani alti di via Allegri.

Dopo Abete, Calcagno e Marani, tutti agevolmente riconfermati “per acclamazione”, nei rispettivi ruoli, è rimasta appesa la povera Serie B. L’avvocato, pariolino, Balata è di fatto fuori dai giochi. Abbandonato a se stesso. Con una gestione a dir poco approssimativa. Senza dubbio scellerata. Non coadiuvato da un Direttore Generale all’altezza della situazione o da un Segretario capace di tenere in rotta la “macchina”. E certo. Perché i due consulenti legali, che lo hanno accompagnato in questi anni, non sono apparsi all’altezza. E poi, il consulente può aiutare, ma non tocca a lui gestire giorno dopo giorno. Insomma. Una presidenza, quella di Balata, affatto professionale.

La “goccia” che ha fatto traboccare il vaso. Abbiamo già approfondito in passato, è stata la scandalosa gestione dei proventi da diritti televisivi. Senza Sky ed i suoi soldini. Le società di fronte  alla mancanza di 2,3 milioni pro capite lo hanno abbandonato/scaricato. Da qui l’assemblea barzelletta/burla di Settembre. Presidenti in ordine sparso. Ripetute inutili tornate elettorali. Conclusione? Ben “8” voti (sic!) nel “carniere” di Balata. Sostanzialmente una quisquiglia da vergogna. Un destino segnato. Ecco perché anche la nuova assemblea non si è ritenuto giusto tenerla.

Dal 22 Novembre rientra tra i possibili candidati  Paolo Bedin, dopo l’infaustissima esperienza di Vicenza. Non si escludono però sorprese di un ulteriore nuovo manager professionalmente qualificato. Di conseguenza il problema per la massima poltrona della serie cadetta è praticamente risolto. Con un saluto affatto caloroso al pariolino Balata.

Resta il dubbio su quale “figura” appoggiarsi. Una espressione del governo? Bedin è stato per anni il braccio destro di Abodi (l’attuale Ministro dello Sport) proprio alla guida della Serie B. O un referenziato dirigente/professionista di diversa estrazione dotato delle necessarie/indispensabili referenze? E se Gabriele Gravina sostenesse un candidato, autonomo, visto che le figure apicali delle componenti sono tutte esperte e ben conosciute? Un riflessione da non scartare a priori, in ogni caso…

Passiamo all’AIA, con prevedibile guerra in escalation. Avremmo preferito che gli arbitri si concentrassero di più sulla qualità delle decisioni. Qualità non univoche e fonte di polemiche. Atteggiamenti che giovano affatto alla Federazione e al sistema calcio. Ma lasciamo per il momento correre. Concentriamoci sulle prossime elezioni.

In lizza Alfredo Trentalange, che vorrebbe ritornare in sella, dopo le drammatiche dimissioni per lo scandalo del procuratore D’Onofrio, coinvolto in vicende poco edificanti, di natura penale. Va bene, non era colpa di Trentalange, ma l’Associazione ci appare allo sbando e il nostro non sembra essere totalmente esente da colpe almeno “in vigilando”.

L’antagonista è Antonio Zappi, espressione dell’attuale presidente Carlo Pacifici. Ci si ripete. La classe arbitrale? Una ridda di pettegolezzi e di brutte figure. Arbitraggi scarsi, scandali sui rimborsi e persone coinvolte in affari poco cristallini. Sembra non emergere il nome di un soggetto sul quale far convergere i voti. Una persona di carisma. Non chiacchierata. Si trovi allora un candidato unico. Autorevole. Decisionista. Portatore di  programmi all’avanguardia, innovativi ed in possesso di idee chiare. E’ questo l’auspicio generale. A tutela del sistema. La classe arbitrale italiana ne ha veramente bisogno. Le guerre interne, in questo momento, provocherebbero una caduta d’immagine per la categoria. E non solo.

Un grave danno per quelle che in un nostalgico/affascinante passato chiamavamo le “giacchette” nere. Che dire infatti di Michelotti, di Orlandini, di Concetto Lo Bello, di Campanati, e di  tanti altri ancora. E chi si può dimenticare delle loro “direzioni”. Prìncipi del “fischietto”, dotati di una “classe” innata, capaci di “gestire”, anche con astuzia e perspicacia, un pallone che oggi, purtroppo, non “rotola” più.

In Serie C è arrivata la stagione delle prime penalizzazioni. Colpito il girone C. L’ennesima brutta figura. E siamo soltanto alle prime schermaglie di stagione. Non contano quanti sono i punti negativi comminati. Non conta il blasone. Non conta la tradizione storica della piazza.

Conta l’inosservanza dei regolamenti. Consumata da chicchessia. Si perché è bastato un “ravvedimento”. Uno scaltro “patteggiamento” (previsto dalle norme, per carità). In pratica lo “scavalcamento” delle forche Caudine davanti alle quali, nei tempi, ci si doveva sempre inginocchiare. In sintesi, la “misera” penalizzazione di 1 solo punto, su 38 gare di campionato, che danno potrà mai arrecare, agli effetti finali della classifica? A Catania ed a Torre del Greco, sponda corallina, sollevati dalle preoccupazioni estive, stanno ancora, ridendo, sfregandosi le mani.

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