di Vittorio Galigani
Ora che il closing è saltato si è appurato che le responsabilità sono tutte di parte acquirente. Nei fatti sprovvista dei requisiti economico/finanziari indispensabili. Ora Melucci, da Sindaco, ha un obbligo civico di spiegare alla città, pubblicamente, il perché di quella estemporanea scesa in campo. Perché quella compromettente presentazione in prima persona. Come mai quel coinvolgimento tanto superficiale. Dove, come e da chi è stato eventualmente tradito
Il “closing” è saltato. Apex è una scatola vuota. Mark Campbell si è dileguato nel nulla. E’ venuto meno agli impegni assunti. I segnali erano forti. Significativi. Sin da subito. Un accumulo di ritardi. Di imprecisioni. Di fandonie.
Lasciamo però ad altri la cronaca, “spicciola”, di questa assurda pagliacciata. E’ più importante la ricerca della verità. Quella della Fondazione Taras per esempio. Il cui presidente, Rodolfo De Molfetta si è “svenduto”, peraltro orgogliosamente, a un piano industriale inesistente. Si è fatto garante di operazioni fantasmagoriche di nessuna credibilità. Partorite, a quanto riferito, nel corso di incontri estremamente riservati (è stato scritto) con il grande “magnate” anglosassone. Viene ora spontaneo rivolgersi a De Molfetta. Chiedendo lumi sull’identità di quei due partner, multimilionari, sui quali, tanto segretamente, era stato informato da Campbell.
“Fantasmi” sui quali era tenuto, sempre a suo dire ed alla faccia della trasparenza, a mantenere il massimo riserbo. Capitalisti troppo importanti, bisbigliava a bassa voce, per comunicarli al vulgo. Bene presidente De Molfetta ora può finalmente informarci. Libero da ogni giuramento/promessa. Da cosa derivava quella sicurezza che andava spandendo a dieci mani? Da chi e come era venuto a conoscenza delle grandi potenzialità economiche di questi due “illustri” argonauti sconosciuti? O dobbiamo pensare che era tutta una presa in giro. Un volersi far “bello”. Per farsi credere più importante di come lo rappresenta pubblicamente la realtà della vita? Dica la verità. Davanti ai suoi associati, non prova vergogna?
Qualche domandina anche a Gianni Azzaro. Vicesindaco designato, con delega allo sport. Quello che, fintanto che ero in carica, telefonava, tutte le settimane, per gli ingressi omaggio allo Iacovone. Azzaro, dicevo. Dopo quella cena “carbonara” alla Paranza. Con quella sortita di voluti/ricercati finti sotterfugi. Ci ha “deliziato”, all’alba di diversi giorni, con messaggini sui social. A furor di cuoricini rossi e blu. Con il buongiorno sempre in lingua inglese. Sembrava che Campbell fosse già il proprietario del Taranto. Sembrava che Azzaro avesse scovato il “messia” del calcio.
Quando ci siamo accorti che la sua presenza al fianco del mitico Mark Campbell era divenuta “iperprotettiva” ho provato io a contattarlo nel tentativo di aprirgli gli occhi. Perché le informazioni che ci giungevano d’oltre Manica, sul soggetto, non erano proprio le più rassicuranti. Anche perché nel calcio non si sa quello che non si fa. E le nostre conoscenze “internazionali” non sono mai da sottovalutare.
Bene. A quel punto Azzaro mi si è negato. Al telefono e di persona. Però ha continuato a frequentare Campbell. Per la “pettolata” in comune. Per le “luminarie” natalizie. Per continuare a promuoverlo agli occhi dei tarantini. Per le foto in compagnia. Ora i pessimi risultati della trattativa sono palesi caro Gianni. E’ doveroso che il vice sindaco della nostra città, ci venga a spiegare come mai tanta “approssimazione” nei comportamenti. Ci rappresenti anche da chi e da dove aveva “ricevuto” tante certezze. Quali e quante erano le fonti della sua informazione. Chi lo aveva reso edotto di una forza economica (di Campbell e di Apex) che gli eventi hanno rivelato non consona alle necessità del caso (poi qualcuno dovrà spiegarci anche perché l’inglese risulta essere Ceo di una Apex LTD anglosassone, in passivo e poi si spaccia componente di una Apex LLC americana). Il tutto sempre a tutela e nell’interesse della popolazione che è stato delegato a rappresentare.
Chi ci ha meravigliato più di tutti è stato però Rinaldo Melucci. Il nostro Sindaco. Di solito sempre attento. Spesso diffidente. Sempre freddo e disinteressato nei confronti della prima espressione del calcio cittadino. Come può aver fatto salire un intruso a Palazzo di Città. Senza le dovute credenziali. Altrimenti dobbiamo pensare che lo hanno raggirato con documenti “farlocchi”. Lo hanno raggirato sulla reale consistenza patrimoniale di quello “sconosciuto” e di coloro che diceva di rappresentare. Perché riteniamo troppo scaltro Rinaldo per cadere in un simile tranello. Deve per obbligo aver preso informazioni. Poi quella conferenza stampa in cui si è detto meno del nulla. Non un piano industriale. Non un accenno alla nuova compagine societaria. Nulla sugli investimenti. Con tante domande rimaste senza risposta. E quella battutaccia sui tifosi presenti “digli che li porti in serie A…che quello vogliono sentirsi dire”. Quella Melucci se la poteva proprio evitare.
Ora il closing è saltato si è appurato che le responsabilità sono tutte di parte acquirente. Nei fatti sprovvista dei requisiti economico/finanziari indispensabili. Ora Melucci, da Sindaco, ha un obbligo civico di spiegare alla città, pubblicamente, il perché di quella estemporanea scesa in campo. Perché quella compromettente presentazione in prima persona. Come mai quel coinvolgimento tanto superficiale. Dove, come e da chi è stato eventualmente tradito. Con l’invito a una riflessione. Determinante. A Taranto il pallone deve continuare a rotolare. Questo contraccolpo non ci voleva.