di Vittorio Galigani
“Dopo Taranto, affermava il tecnico salernitano, non so se avrò voglia di allenare ancora”. E contemporaneamente girava un vocale dove “pregava” l’interlocutore di assumerlo alla Salernitana. Per un periodo, credendo di darsi un tono, andava in sala stampa, nel pregara, simulando un maccheronico toscano. Il vezzo di battersi la mano sul petto in segno di fedeltà assoluta. Peccato che sia capitato sotto tutte le curve e tutte le bandiere, come a tutte le latitudini
Gabriele Gravina riconfermato ai vertici della Federcalcio. Buon lavoro Gabriele. E buona fortuna che non guasta mai, soprattutto contro i franchi tiratori che, nel presente, ne è pieno l’universo. Tutti nascosti dietro il primo angolo. L’auspicio è che ci si possa finalmente dedicare, concretamente, alla indispensabile riforma dei campionati. Senza intoppi di natura politica e di sistema. Sappiamo, da anni, della volontà di Gravina di intervenire in tal senso. Oggi la situazione sta degenerando. É divenuto necessario prendere provvedimenti.
Prendiamo spunto dallo “spettacolo” indecoroso al quale abbiamo assistito nel corso dell’ultima, recente giornata, del campionato di Lega Pro. La partita tra Taranto (ovvero tra i miseri resti del Taranto) e la Casertana. Ionici in campo con una masnada di “ragazzini” tra i 16 ed i diciotto anni (alcuni neppure da Primavera 3). Con un divario fisico e tecnico da vergogna. Una offesa per la città, una profanazione per “quella” maglia. Che dall’altra parte (Casertana) erano schierati giocatori con esperienze, anche in categorie superiori, che li sovrastavano su ogni aspetto. Con il “pallottoliere” in crescendo lo sconcerto è divenuto generale, eravamo tutti imbarazzati. Nonostante alcune provvidenziali parate effettuate dal portiere 2005 Caputo che ha limitato i danni. Fossimo stati in Pavanel, l’allenatore dei campani, avremmo invitato i nostri a limitarsi nelle realizzazioni. Sarebbe stato un gesto apprezzato da tutti. Che la vittoria non è mai stata in dubbio. Ma soprattutto, perché gli unici senza colpe specifiche, erano proprio i volonterosi, ma sprovveduti “giovanottini” avversari. Mandati in campo allo sbaraglio. Alcuni dei quali (più acerbi) “spinti” da genitori sprovveduti e con gli occhi “bendati”. Come se pochi minuti, in quella squadra rabberciata, potessero essere esibiti, in futuro, come “distintivo”.
Gravina è un visionario. Sa che questi “spettacoli” spingono il sistema verso il baratro, verso la disaffezione. Da anni culla l’idea di una sana, indispensabile riforma. Sa Gravina che è giunto il momento di incidere con determinazione. Dispiace solo che il tutto possa nascere sulle sventure di due club dalla tradizione sportiva consolidata come Taranto e Turris.
Ritengo di essere l’unico direttore che ha avuto la (s)fortuna di aver avuto, per ben tre volte, l’Eziolino nazionale come allenatore. Trapani, Potenza e l’ultima, più recente, a Taranto. Come scritto su “La Repubblica” Capuano è protagonista, da anni, di una serie interminabile di “macchiette”. Situazioni spesso ilari quanto tragicomiche, aneddoti estemporanei, sceneggiate più o meno sconvenienti. Tutte, sommate, hanno “creato” il personaggio. Non sempre positivo. E pensare che Capuano è un buon allenatore. Limitato però alle sue esperienze in terza serie. Grande lavoratore in campo. Penalizzato da un risvolto caratteriale che ne svilisce le qualità. Dotato di un temperamento personalissimo, che lui, a torto, ritiene un pregio, ma lo penalizza nei rapporti con i suoi interlocutori. Sincerità e correttezza sono spesso un optional. Alla lunga, come è successo a Trapani, le verità comportamentali vengono a galla. Fosse stato più razionale e più rispettoso dei ruoli, avrebbe anche potuto allenare in categorie superiori.
Tipiche e caratteristiche alcune sue battute, come: “friggo il pesce con l’acqua minerale” nel senso di una squadra scarsa, ma lui capace di farla vincere. O quella sul manicomio di Montelupo fiorentino dove rinchiudere chi lo osteggia. Migliore di tutte: “dopo Taranto non so se avrò voglia di allenare ancora”. E contemporaneamente girava un vocale dove “pregava” l’interlocutore di assumerlo alla Salernitana. Per un periodo, credendo di darsi un tono, andava in sala stampa, nel pregara, simulando un maccheronico toscano. Il vezzo di battersi la mano sul petto in segno di fedeltà assoluta. Peccato che sia capitato sotto tutte le curve e tutte le bandiere, come a tutte le latitudini.
Estemporanei alcuni atteggiamenti in panchina. Feroci e di una pesantezza unica alcuni “apprezzamenti” sulle persone. Spesso, oltre il consentito dalle buone maniere, il dialogo con i tesserati. Quello che è successo nello spogliatoio del Foggia non lo sapremo mai, di sicuro non ci sono stati né baci né abbracci. Da cosa è stato tradito? Dal suo volere smodato di essere “tuttologo” anche su quello di non competenza e di raccontare fandonie con le gambe corte.
A Taranto 13 mila persone allo Iacovone non sono mai venute. I costi di gestione erano ben superiori a quanto dichiarava (i bilanci sono depositati in Camera di Commercio). Allenatore che sbaglia la formazione iniziale, non si vanta di aver indovinato le successive sostituzioni. Dicevamo una “macchietta”. Un soggetto, Capuano, che sopporti finché porta a casa risultati. Appena flette, perché perennemente carente nei rapporti umani e, tecnicamente, negli schemi tattici d’attacco, lo scarichi nell’anonimato. Quello che gli è successo a Trapani, dove ha trovato pane per i suoi denti. Le dichiarazioni rilasciate dal patron Valerio Antonini, nei suoi confronti, sono più velenose delle frecce degli indiani.
Il campionato del girone C. Monopoli e Cerignola, due pugliesi meritatamente ai vertici della classifica a tre quarti di campionato (chi lo avrebbe mai immaginato), rinsaldano le loro ambizioni di successo. Peccato che in gradinata al Monterisi, sabato scorso, fossero più gli ombrelli che gli spettatori. Benevento, con le polveri bagnate, soffre in area avversaria e fatica a riprendersi la posizione. Lescano si presenta con una doppietta al Partenio e l’Avellino, contrariamente alle previsioni, scala velocemente posizioni di classifica.
Il lotto delle favorite, alla vittoria finale, sembra restringersi a queste quattro squadre. Potrebbero decidere tutto gli scontri diretti con un distinguo di non poco conto. Cerignola e Avellino aspettano, con una certa impazienza, il prossimo 16 febbraio. Nella speranza, poco recondita, di uno scivolone di Turris e Taranto, nei pagamenti (tesserati e contribuzione) che provocherebbe un “terremoto”, soprattutto nelle posizioni di vertice della classifica.
Il tutto non è molto sportivo, dal punto di vista comportamentale, ma diremo che il fine giustifica il mezzo e poi lo recitano i regolamenti. Un malaugurato caso che andrebbe comunque posto sotto la lente d’ingrandimento. Immaginiamo infatti cosa potrebbe accadere se, a Cerignola ed Avellino, venissero restituiti i 3 punti persi, da entrambe, contro il Taranto (radiato) ed una delle due vincesse i campionato. Con il vantaggio di un solo punto sulla seconda classificata.
Altro che l’inchiesta Rai, su alcuni Club italiani di calcio, che vanno per la maggiore, portata avanti su “Report” da Sigfrido Ranucci.