sabato 19 Aprile 25

Lega Pro, le colpe di Marani

di Vittorio Galigani

La categoria, sotto la sua gestione, sta “infilando” una serie impressionante di pessime figure. La terza serie professionistica esporta una “collezione” di passi falsi preoccupante. Nessuno rimprovera Matteo Marani di scarsa applicazione, sono i mediocri risultati che porta a casa che lasciano perplessi. A cominciare dalla riduzioni dei “pesi elettorali” che Marani, “illudendosi” in un improbabile sostegno futuro, della massima serie, ha subito senza battere ciglio

Le professioni non si possono inventare, da nessuno ed in nessun caso. Ce lo sta confermando la Lega Pro. Matteo Marani non si è “ritrovato” giornalista per caso. Ha fatto la sua gavetta, il tirocinio, ha superato esami, ha acquisito esperienza. Sino ad affermarsi, dopo anni di esercizio della professione, nel settore della comunicazione. Nulla da eccepire, quindi, sul Marani giornalista.

Quali erano le sue “credenziali” di dirigente nel sistema calcio? L’errore è stato, casomai, quello di votarlo a prescindere. Tanto il suo antagonista era Marcel Vulpis.  Di catapultarlo, impreparato, nei meandri del sistema, con mansioni a lui sconosciute. Perfetto nella dialettica, per carità. Con una carenza sulle basi necessarie e senza la indispensabile “cultura” professionale per risolvere, con successo, le molteplici criticità quotidiane della Lega Pro.

La categoria, sotto la sua gestione, sta “infilando” una serie impressionante di pessime figure. La terza serie professionistica esporta una “collezione” di passi falsi preoccupante. Nessuno rimprovera Matteo Marani di scarsa applicazione, sono i mediocri risultati che porta a casa che lasciano perplessi. A cominciare dalla riduzioni dei “pesi elettorali” che Marani, “illudendosi” in un improbabile sostegno futuro, della massima serie, ha subito senza battere ciglio. Nel passato la Serie C recitava, con successo, il ruolo di ago della bilancia con il suo 17%. Oggi la “sforbiciata” subita dal suo peso elettorale l’ha ridotta a semplice comprimaria, per di più con un solo rappresentante in Consiglio Federale.

Matteo Marani, presidente senza infamia e senza lode, sembra assistere alla falcidia dei club di terza serie con rassegnazione. Impreparato nel prevenire la “diaspora” dei Club, con progetti innovativi capaci di “stuzzicare” l’attenzione del Consiglio Federale. Con l’attuale andazzo delle inadempienze si rischia di arrivare alla naturale riduzione dell’organico di terza serie senza ricorrere alla tanto auspicata riforma dei campionati.

Benedetto Mancini perseverando nella sua “carriera” di impenitente quanto imperterrito acquirente di aziende calcio è approdato, ultimamente, al capezzale della Lucchese. Voci di popolo riferiscono però di non averlo mai intercettato in città. Il suo curriculum è fatto di promesse mai mantenute. Bonifici bancari caricati nel sistema telematico, ma mai inviati, stipendi mai pagati, F24 mai onorati. Tanto che il gruppo squadra, staffi tecnico compreso, ha firmato la richiesta della procedura fallimentare. Ove si andasse oltre la fine della stagione agonistica, per quella pronuncia del Tribunale, i rossoneri perderebbero categoria e patrimonio. E Benedetto Mancini continua nel suo improbabile “tour”, iniziato anni addietro (diversi) a Latina con un copia/incolla disarmante nei suoi atteggiamenti.

Quello che sta accadendo a Messina ha dell’assurdo. Si è mosso anche il Sindaco nella speranza di sciogliere il nodo delle incertezze. Ha ottenuto dalla nuova proprietà fantasma, sottoposta a pressione, la procura a vendere (a 1 euro) il club. Nella tradizione dell’armiamoci e partite, la città ha risposto picche. I pagamenti sono saltati. Il deferimento è alle porte. La sanzione sarà scontata nella prossima stagione (lo recitano i regolamenti) a patto che il Messina possa regolare la posizione debitoria e iscriversi al prossimo campionato, seppure penalizzato e dopo essersi  salvato sul campo.

Nicola Canonico è arrivato allo scontro con l’ambiente foggiano. Non è una questione di natura economica. La forte contestazione lo ha ferito, la frattura appare insanabile. La Società è in vendita, ma non la regala. Un braccio di ferro nocivo. La sua richiesta è di sei milioni di euro, inclusa massa debitoria. Non sembra che gli imprenditori del territorio facciano a gomitate per acquistare il club. Canonico, fermo nella posizione assunta, non ha rispettato, volutamente, la scadenza dello scorso 16 aprile. Arriveranno deferimenti e penalizzazioni. Di questo passo il calcio professionistico rischia di scomparire anche a Foggia.

Con una inevitabile coda polemica per quanto riguarda i play out nel caso in cui Messina e Lucchese, le cui penalizzazioni ricadranno (per regolamento) nella prossima stagione, si salvassero a danno, rispettivamente, di Casertana e Sestri Levante. Entrambe coinvolte, attualmente, nella zona playout con una forbice, di differenza punti, inferiore agli otto di distacco previsti dalle norme.

Chi ha più buon senso lo usi, si afferma. In questo malaugurato caso appare evidente che ci sarà l’intervento della presidenza federale, in sede di eventuali ripescaggi, a tutela delle più danneggiate da questo girone tanto “farlocco” che più fasullo non si può.

Non trascuriamo Turris e Taranto. In casa dei “corallini” stanno tentando di “aggirare” l’ostacolo previsto dall’artico 52 delle carte federali (la ripartenza da due categorie inferiori) cercando di trasferire, a Torre del Greco, il titolo di un club di serie D della provincia. Con un escamotage legato a una presunta, improvvisa indisponibilità dello stadio dove gioca la Puteolana. Vedremo per credere.

A Taranto calma piatta per quanto riguarda il calcio. L’ambiente cittadino è più concentrato sulle prossime elezioni amministrative. Suscitano però l’ilarità generale recenti dichiarazioni di Giove quanto di Zerbo sul prossimo trasferimento delle quote sociali (ma quando mai), sulla presunta riammissione di F.C. Taranto 1927 al campionato di serie D, sulla regolarità dei pagamenti nella realtà mai avvenuti (tanto che proprio ieri la Federcalcio ha ufficializzato lo svincolo di tutti i nati anteriormente al primo gennaio 2010), sulla bontà, infine, di quei crediti d’imposta utilizzati per pagare, in surroga,  che l’Agenzia delle Entrate ha dichiarato inesistenti in quanto non risultanti da nessun modello 770 presentato.

Nella realtà bisognerà attendere le decisione della Federcalcio che interverrà per attribuire un nuovo titolo sportivo a soggetto fisico o giuridico dotato di credenziali idonee e di un piano industriale pluriennale che garantisca il ritorno nella categoria professionistica nei modi e nei tempi ritenuti più idonei.

A margine e da non sottovalutare: per la prossima stagione sportiva la città di Taranto non dispone di un impianto omologato per poter far giocare il Taranto del futuro in un campionato di Eccellenza regionale. Bisognerà allora emigrare in Provincia. In deroga.

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