mercoledì 12 Marzo 25

Palla a terra

di Vittorio Galigani

La proprietà del Taranto risulta aver sanato la  posizione contabile relativamente alle mensilità di settembre ed ottobre 2024. Il rischio di radiazione è al momento scongiurato. Salta invece la Turris

Ce lo eravamo augurato. Il rispetto dei risultati acquisiti sul “campo” è venuto meno. Il “campo” era stato più perspicace ed intelligente di tutte le congetture, dei pettegolezzi e delle aspettative di coloro che speravano in un ipotetico “terremoto” nei punteggi in loro favore.

In tanti, ora, rimarranno delusi. La proprietà del Taranto risulta aver sanato la  posizione contabile relativamente alle mensilità di settembre ed ottobre 2024. Il rischio di radiazione è al momento scongiurato. Salta invece la Turris. Nel girone meridionale in grande difficoltà anche il Messina, negli altri ci sono posizioni in carenza per Lucchese, Pro Vercelli e Triestina. Uno “scivolone” che conferma la necessità di arrivare quanto prima alla riforma radicale dei campionati di terza serie. Una cocente sconfitta per la gestione Marani, più dedito alle apparenze che alla tutela delle associate.

Il campo, dicevamo, aveva  già “fissato” in cinque punti il distacco tra Cerignola e Avellino, nella logica dei meriti come è giusto che sia. Indipendentemente dalla sorte che gestioni “scellerate” hanno individuato (da tempo) per i club in sofferenza. Ora quel vantaggio sarà riveduto e corretto a vantaggio di Avellino e Monopoli.

Cerignola tentava la “fuga”, tutte le altre erano in difficoltà. Nel gioco alcuni, nei risultati altri. Incluso l’Avellino, vittorioso. Ingenuo e distratto il Crotone che, proprio al Partenio è stato “rimontato”, nell’extratime, dai biancoverdi irpini, protagonisti di una prestazione “opaca”. Avevamo anticipato delle difficoltà di affiatamento, nella prestazione e nei movimenti, che si stanno riscontrando nell’utilizzo, in contemporanea, di Facundo Lescano e Chicco  Patierno. Il part time riservato all’argentino, sostituito nella ripresa, è una offesa al gioco del calcio, oltre che al portafogli del presidente D’Agostino. Il cambio dell’allenatore, a Benevento, sembra non aver sortito gli effetti desiderati. Non ha “colpe” Pazienza come non ne aveva, in precedenza, Gaetano Auteri. Il gioco involuto, dell’ultimo periodo, pone interrogativi sul reale valore di qualche promettente giovanottino che sembra essersi ridimensionato nel rendimento. La squadra, “allenata” ad andare in rete con facilità, nell’ultimo periodo, ha perso lucidità in area avversaria. Fatto sta che  la distanza della vetta sta diventando incolmabile.

Inaspettatamente sulle gambe e sfilacciato il Monopoli che, opposto ad Altamura, fatica più del dovuto, per “agguantare”, all’ultimo giro di lancette, un punticino. Il Potenza allunga la “crisi” di risultati e rischia di allungare anche la striscia delle sconfitte contro la riemergente Juventus N.G “rinvigorita” nel gioco e nei risultati dal ritorno del rigenerato Brambilla.

Scontato che quello del girone C sia un campionato “farlocco”. Le posizioni si erano infatti delineate senza eccessivi scossoni. A prescindere, nel  pieno rispetto della continuità e dalla concretezza dimostrata dal Cerignola, che il primato (pur provvisorio) se lo è guadagnato con grande merito. Che quei cinque punti di vantaggio sono stati  conquistati con il “sudore” della maglia.

Nelle retrovie “deludono” anche Catania e Trapani inchiodate, entrambe, sul pari e “figlie” di un campionato anonimo, che più anonimo non si può. Giusto che il presidente etneo Pelligra abbia pensato di “rivedere”, al ribasso,  il progetto. Evidentemente ha preso coscienza che i soldi, da soli, non vincono i campionati.

Sarebbe anche apprezzabile se Valerio Antonini si guardasse allo specchio e riflettesse sulle tante lacune/cause che tengono i granata, in zona play off, ma lontano dalla zona promozione. Raramente investimenti tanto importanti hanno ottenuto risultati e prestazioni tanto mediocri (includendo anche le tre indigeste “pappine” rimediate a Rimini, nella semifinale di Coppa Italia). Un gruppo “lavorato” e “rivoltato” da troppe mani, ognuna con un “tocco” diverso e con una visione tecnico/tattica individualistica. Calciatori di prima fascia, se presi uno per uno, che però non fanno né squadra né spogliatoio. Venendo meno alle aspettative ed al carattere vincente dello stesso Antonini.

Il “filo” che tiene ancora legate Taranto al campionato si è assottigliato al punto tale che rischia di rompersi da un momento all’altro. Alla nostra testata non interessa rincorrere la notizia del giorno. Il “dentro” o “fuori” che l’eventuale mancato accredito degli emolumenti, sui conti correnti dei tesserati, avrebbe fatto da “rumorosa” cassa di risonanza. Sappiamo che in seno alla società si è profuso l’impegno massimo per evitare il peggio sino all’ultimo istante.

In proiezione futura, indipendentemente dal rispetto o meno delle norme, il club è irrimediabilmente “fuori” dal professionismo. A tal proposito va fatta l’analisi realistica di una situazione economica/sportiva che si è gradualmente incancrenita, che non riguarda soltanto l’inadempienza, parziale o totale, delle scadenze federali. Il club, pur cercando, in tutti i modi, di rimanere aggrappato a questo campionato “farlocco”, non ha futuro. Segnali in tal senso vengono soprattutto dal settore giovanile. La rinuncia, dichiarata, di proseguire l’attività nei vari tornei Primavera, piuttosto che Under 17 o 15 rappresentano una “resa” incondizionata. Un’umiliazione, non poter sostenere anche “quelle” spese di gestione. Una carenza, non solo economica che, a livello di immagine, va ben oltre il semplice fuggi fuggi dei calciatori e degli allenatori di prima squadra. Questo, però, riguarda un futuro prossimo tutto da decifrare. Per ora quel pallone, seppure tra mille difficoltà e tra i piedi di una nidiata di bambini, continua a rotolare.

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